Sine die. Un monito, un proposito, un orizzonte per definizione mobile e che quindi sposti sempre un po’ più in là. Perché sine die deve essere l’impegno civile, l’assunzione prima e la condivisione poi di una forte responsabilità verso se stessi e verso gli altri, i più deboli, fossero i nostri anziani, i nostri bimbi o i volti sconosciuti che incontriamo nelle periferie delle città e dei cuori. Sine die. Credere in una società più giusta, in un modello economico sostenibile, in uno sviluppo che coincida con il progresso, come nella visione pasoliniana del mondo, deve essere una costante del nostro vivere. Non può avere scadenze come fosse un prodotto della grande distribuzione organizzata, a media o lunga conservazione, non può essere una stagione politica e sociale, non può essere una prospettiva figlia dell’emergenza, di una quarantena più o meno volontaria che ti costringe a rallentare e a pensare un po’ di più. Utopia, forse, chissà. Sicuramente anch’essa sine die.