Una e tutte le città del mondo, una e nessuna, oltre ogni immaginabile distopia onfluiscono in una realtà storica universale. Solitudini, deserti urbani, tutto si ferma, tutto si sospende nell’isolamento mentre il genere umano attonito prova l’inquietudine, la paura ed il dramma dell’essere tossico nell’invisibile e mortale. Nella fragilità si anela una direzione salvifica oltre il lockdown con l’acquisizione di nuove consapevolezze che possano condurre ad un’armonia solidale tra le genti che abitano la terra, una visione meno egoistica proiettata ad un’idea universale, un’attesa, una nuova humanitas.